Il rash cutaneo durante il primo ciclo di terapia con Cetuximab ( Erbitux ) può identificare i pazienti con carcinoma polmonare non-a-piccole cellule con maggiore probabilità di rispondere al trattamento con inibitore EGFR.
Dall’analisi dello studio FLEX ( First-Line Erbitux in Lung Cancer ) è emerso che i pazienti trattati con Cetuximab che hanno sviluppato un rash acneiforme durante i primi 21 giorni di terapia ( primo ciclo ) hanno presentato una sopravvivenza generale mediana quasi doppia, rispetto ai pazienti che non hanno manifestato rash acneiforme ( 15 versus 8.8 mesi; P inferiore a 0.0001 ).
I pazienti sottoposti alla sola chemioterapia hanno presentato una sopravvivenza generale di 8.8 mesi.
La comparsa del rash nel corso del primo ciclo potrebbe rappresentare un marcatore clinico surrogato potenzialmente utilizzabile per personalizzare il trattamento con Cetuximab nella forma avanzata del cancro al polmone non-a-piccole cellule.
Attualmente, lo standard terapeutico di prima linea nella forma avanzata del carcinoma polmonare non-a-piccole cellule rimane la chemioterapia a base di Platino.
Lo studio FLEX ha mostrato che l'aggiunta di Cetuximab alla combinazione Cisplatino e Vinorelbina migliora in modo significativo la sopravvivenza globale, rispetto alla sola chemioterapia nei pazienti con tumore al polmone non-a-piccole cellule esprimente il recettore per il fattore di crescita della epidermide ( EGFR ).
Il rash e altri eventi avversi cutanei sono un effetto di classe di tutti gli inibitori di EGFR.
E’ stato ipotizzato che la comparsa del rash potrebbe essere predittiva della efficacia della terapia anti-EGFR.
Alcuni ricercatori hanno voluto verificare se vi fosse effettivamente un'associazione tra rash e beneficio clinico della terapia con Cetuximab nel carcinoma avanzato del polmone non-a-piccole cellule, analizzando i dati dei 1.125 pazienti arruolati nello studio FLEX.
I partecipanti erano stati assegnati in modo casuale al trattamento con la chemioterapia a base di Cisplatino e Vinorelbina da sola o in combinazione con Cetuximab.
I pazienti senza progressione della malattia erano poi stati sottoposti a una terapia di mantenimento con Cetuximab fino a progressione o al manifestarsi di tossicità inaccettabile.
Nel braccio chemioterapia più Cetuximab, 518 pazienti erano ancora in vita dopo 21 giorni ( primo ciclo di trattamento ) e 290 avevano sviluppato rash nel primo ciclo.
Nel braccio sola chemioterapia, 540 erano ancora in vita dopo 21 giorni.
La presenza del rash era associata a una sopravvivenza mediana libera da progressione di 5.4 mesi contro i 4.3 mesi in assenza di rash ( P=0.0031 ); il tasso di risposta globale è stata del 44.8% versus 32% dei pazienti che non avevano manifestato rash ( P=0.0039 ).
Il confronto tra rash e sopravvivenza all’esame istologico ha mostrato una consistente associazione: adenocarcinoma: 16.9 mesi con rash versus 9.3 mesi senza ( p=0.0015 ); carcinoma a cellule squamose: 13.2 versus 8.1 mesi ( p=0.014 ); altre istologie: 12.6 versus 6.9 mesi ( p=0.033 ).
Diverse sono le interpretazioni riguardo al rash cutaneo: a) potrebbe essere predittivo della efficacia di Cetuximab; b) potrebbe essere un marcatore prognostico in grado di identificare il gruppo di pazienti che sopravvivono più a lungo, a prescindere dal trattamento con Cetuximab.
La notevole differenza di sopravvivenza osservata nei due gruppi di pazienti, con o senza rash, farebbe propendere per la seconda ipotesi. In tal caso il trattamento con Cetuximab non modificherebbe la prognosi della intera popolazione. ( Xagena2010 )
Fonte: Lancet Oncology, 2010
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