Sono stati presentati nuovi dati da un studio di fase I di Crizotinib ( Xalkori ), una piccola molecola che ha come target i riarrangiamenti cromosomici tumore-associati che coinvolgono il gene ALK, nei pazienti con carcinoma polmonare non-a-piccole cellule ( NSCLC ).
I ricercatori guidati da Eunice Kwak, dell’Harvard Medical School a Boston negli Stati Uniti, hanno riferito che più della metà dei pazienti che presentavano un riarrangiamento ALK e che erano stati trattati con Crizotinib sono andati incontro a una riduzione, parziale o totale, dei propri tumori.
I risultati aggiornati sono stati pubblicati su The New England Journal of Medicine ( NEJM ).
Un totale di 46 pazienti su 82 con carcinoma al polmone non-a-piccole cellule hanno presentato una risposta parziale ( i tumori si sono ridotti di almeno il 30% di diametro ); 1 paziente ha avuto una risposta completa.
In ulteriori 27 pazienti la malattia si è stabilizzata ( cioè, i loro tumori hanno cessato di crescere durante il trattamento ).
A 6 mesi di trattamento la probabilità di essere in vita senza progressione della malattia è stata del 72%.
Crizotinib è risultato associato a pochi effetti collaterali importanti, e gli effetti più comuni sono stati: nausea, diarrea, disturbi visivi lievi.
Ulteriori dati di una coorte di 113 pazienti sono stati presentati al Congresso dell’ESMO ( Society for Medical Oncology ).
Questi dati hanno mostrato che i tassi di risposta sono rimasti elevati ( 56%, comprese le risposte parziali e complete ), e che la sopravvivenza mediana libera da progressione è stata di 9.2 mesi.
Due articoli aggiuntivi, pubblicati su NEJM riguardo a specifici pazienti nello studio di fase I hanno fatto un po’ di luce sul futuro potenziale di Crizotinib.
In un case report pubblicato da ricercatori del Dana-Farber Cancer Institute e loro colleghi, Crizotinib ha prodotto una regressione della malattia in un paziente con tumore miofibroblastico infiammatorio ( IMT ), un raro tipo di sarcoma in cui i riarrangiamenti del gene ALK sono comuni.
In un secondo case report, i ricercatori del Jichi Medical University in Giappone hanno analizzato come nuove mutazioni nel gene ALK abbiano portato in un altro paziente all’emergere di resistenza a Crizotinib.
Il case report del Dana-Farber ha preso in esame due pazienti con tumore miofibroblastico infiammatorio che erano stati arruolati nella parte iniziale dello studio, quello di dose-escalation. Sebbene entrambi i pazienti avessero IMT, solo un paziente è risultato avere un cancro ALK-positivo. Questo paziente è andato in remissione ed era ancora in trattamento al momento della pubblicazione; la malattia del paziente ALK-negativo è, invece, progredita quasi subito, nonostante il trattamento con Crizotinib.
Alla luce di questi casi si può estrapolare che gli inibitori di ALK sono una terapia appropriata per le persone con tumore miofibroblastico infiammatorio positivo alla traslocazione del gene ALK.
Riguardo alla resistenza a Crizotinib, nel caso presentato dai giapponesi si è manifestata dopo 5 mesi di trattamento. I ricercatori hanno identificato e sequenziato due mutazioni indipendenti del gene ALK riarrangiato; queste mutazioni potrebbero alterare la struttura della proteina ALK, impedendo a Crizotinib di legarsi alla proteina, diminuendo in tal modo la sua attività. ( Xagena2010 )
Fonte: National Cancer Institute, 2010
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