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Trattamento delle esacerbazioni dei sintomi della broncopneumopatia cronica ostruttiva


La broncopneumopatia cronica ostruttiva ( BPCO) è spesso caratterizzata da esacerbazioni dei sintomi.
Nei pazienti con BPCO lieve-moderata, l’esacerbazione è associata ad un’aumentata mancanza di respiro, spesso accompagnata da tosse e produzione di escreato.
L’esacerbazione dei sintomi nella BPCO nello stadio avanzato è associata invece ad insufficienza respiratoria acuta. La mortalità ospedaliera dell’esacerbazione dei sintomi di BPCO è di circa il 10% e l’outcome nel lungo periodo è decisamente infausto, con una mortalità che può raggiungere anche il 40% per anno, e salire al 59% nei pazienti di età superiore ai 65 anni.

Le più comuni cause alla base dell’esacerbazione sono: infezione tracheobronchiale ( spesso di origine virale); inquinamento dell’aria; polmonite, embolia polmonare, pneumotorace, insufficienza cardiaca, aritmie.
La sola infezione tracheobronchiale sarebbe la causa di almeno la metà di tutte le esacerbazioni dei sintomi della BPCO. In circa un terzo delle esacerbazioni tuttavia non si conosce la causa.

Il trattamento dell’esacerbazione della BPCO dipende dalla gravità della sintomatologia. Nelle forme lieve-moderate la terapia può non richiedere ricovero ospedaliero ed i broncodilatatori sono i farmaci di prima scelta.

Nei casi in cui ci sia un’infezione di origine batterica , dimostrata da cambiamenti nel colore dell’escreto e dalla febbre, è d’obbligo l’assunzione di antibiotici.
I principali microrganismi coinvolti sono: S.Pneumoniae, H.Influenzae, M. Catarrhalis. Tuttavia l’ipotesi batterica come causa dlel’esacerbazione della BPCO è controversa.

Qualora non si riesca a produrre un miglioramento con i broncodilatatori ( eventualmente associati) , si possono somministrare anche i glucocorticoidi per via sistemica, soprattutto nei pazienti con FEV1 inferiore al 50%.
Questi riducono il tempo di guarigione ed accelerano il recupero della funzione polmonare.

Nelle forme gravi o resistenti a lla terapia si ricorre al ricovero ospedaliero. L’obiettivo primario della terapia diventa il mantenimento delle funzioni vitali dell’organismo.
Al paziente vene somministrato l’ossigeno e broncodilatatori ( beta-2 agonisti) ad azione rapida.
Qualora non si manifesti una pronta risposta ai beta-2 agonisti, possono essere aggiunti i farmaci anticolinergici, anche se questa associazione rimane controversa.

Anche il ruolo dell’Aminofillina è controverso, ma in casi gravi potrebbe essere utile somministrare le metilxantine per via endovenosa , monitorando i livelli plasmatici in modo da evitare tossicità.

I pazienti con grave esacerbazione possono richiedere un supporto ventilatorio, che comprende una ventilazione meccanica non-invasiva con pressione positiva o negativa, e ventilazione meccanica invasiva attraverso un tubo oro-faringeo o trachestomia.

Carlo Franzini


Xagena2001


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